Egregia Vicepresidente della Regione Liguria,
Assessore alla Sanità, Politiche sociali e Sicurezza
Dott.ssa Sonia Viale
Genova, 18 aprile 2016
Oggetto: Libro Bianco della Sanità
Il libro bianco della Regione Liguria sulla sanità regionale affronta, in maniera un po’ schematica, anche il tema della “salute mentale” in quanto viene preso a modello di governance per tutti i tipi di servizio.
L’analisi parte da uno schema che definisce il contesto delle risorse pubbliche, di regia e di indirizzo, da un elenco degli attori pubblici, privati e privato sociali che erogano direttamente i servizi e dalle associazioni che facilitano il sistema di erogazione.
In realtà, la scheda sulla salute mentale dovrebbe nascere dai concetti espressi alla pagina 150 e continuare considerando la centralità delle persone e delle loro famiglie. Invece, sembra che non sia previsto il coinvolgimento delle famiglie e degli utenti e delle associazioni nonché delle associazioni che li rappresentano e ciò ci stupisce molto, visto che questi soggetti hanno un ruolo fondamentale nel processo di cura, riabilitazione e guarigione; ci sembra questa una carenza che va assolutamente colmata.
Aggiungiamo che l’analisi dei bisogni dovrebbe essere considerata come un’azione propedeutica come lo dovrebbe essere la valutazione dell’efficacia del sistema esistente. Invece sembra quasi che si intenda siano i bisogni a doversi adattare ai servizi e non viceversa.
Questo è per noi il vero problema della salute mentale della Liguria: un sistema che difende i servizi esistenti, improntati prevalentemente alla cura e al mantenimento assistenzialistico, senza dedicare particolare attenzione alla prevenzione, alla riabilitazione e alla RECOVERY.
Bisognerebbe che la scheda sulla “salute mentale” partisse da quanto è scritto a pagina 150 e che partisse dalla centralità che deve esserci nel sistema delle persone e delle loro famiglie.
Ci troviamo dinnanzi ad un sistema regionale con numeri crescenti anche in relazione agli utenti ex opg e senza linee programmatiche regionali nel campo della salute mentale, nè progetti obiettivo. Dal 2012 non è per altro più stato convocato da parte della Regione l’Osservatorio Regionale della Salute Mentale, che doveva essere la regia di confronto tra la programmazione della regione e il Dipartimento di Salute Mentale e la percezione delle associazioni dei familiari e degli utenti.
È aumentato il fenomeno della sofferenza psichica in giovane età e ci pare decisamente insufficiente l’apparato di tipo preventivo nelle manifestazioni di sofferenza agli esordi.
I servizi territoriali si trovano di fronte a dimissioni e pensionamenti degli operatori (medici, psicologi, assistenti sociali, infermieri, ecc..) non reintegrati che rendono i servizi essenziali sempre più fragili.
Le strutture territoriali, vero cavallo di battaglia della legge 180/78 e strumento essenziale sia nella prevenzione che nella riduzione del ricovero come unica soluzione e nella riabilitazione, sono state lasciate alle iniziative dei singoli distretti e solo recentemente alcuni dipartimenti sembrano interessati a rinforzare questo essenziale presidio creandone criteri uniformi di funzionamento.
La risposta residenziale pare sempre più caratterizzata da comunità così dette ad alta intensità, che insieme al ricorso ai reparti di SPDC degli ospedali, sembrano delineare un sistema “a porte girevoli”, vale a dire senza sbocco di uscita. Abbiamo anche riscontrato episodi di scarsa trasparenza e certezza del diritto nei confronti degli utenti e dei loro familiari. Non esiste un diffuso investimento nella residenzialità leggera collegato ad esperienze di cohousing e housing sociale; questo porta anche ad una grande preoccupazione per il “dopo di noi” Inoltre, non è chiara la presenza ed il numero sul territorio ligure delle strutture definite SPR1, SPR3.1, SPR3.2 e SPR3.3.
In assenza di un indirizzo strategico, il sistema si basa su interventi di urgenza piuttosto che interventi di prevenzione e di recovery (meno recovery, più ricoveri).
A partire dal piano d’Azione Europeo per la Salute Mentale 2013-2020, dalla legge n. 18 del 3 marzo 2009 “Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale, fatta a New York il 13 dicembre 2006 e istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità” e dalla legge n. 328 dell’8 novembre 2000 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali", proponiamo un piano regionale per la salute mentale che tracci le linee guida tenendo conto del bisogno di:
-mantenere la struttura organizzativa del dipartimento che integra i diversi interventi sanitari, sociali e riabilitativi
- salvaguardare la funzione dell'equipe psichiatrica pluriprofessionale integrata con sostegno alla funzione psicoterapeutica e riabilitativa : assunzioni di figure quali Psicologo, Educatore Professionale, Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica (anche attraverso forme di convenzionamento con il Privato ma a coordinamento pubblico)
- tutelare la copertura economica per il pagamento delle quote sociali (fondo FILSE) onde evitare aggravio di spesa per le famiglie
- attivare corsi di formazione con fondi regionali per le persone con fragilità psichica ma in fase di riabilitazione
- attivare posti letto riabilitativi (SEPA) laddove mancano onde evitare la permanenza prolungata in SPDC
- prevenire i problemi di salute mentale e intercettare precocemente i primi segnali di malattia mentale prevenendo l’instaurarsi della disabilità (intervento precoce)
- stimolare l'inclusione e la partecipazione attiva di coloro che soffrono di problemi di salute mentale e delle loro famiglie
- attribuire al Dipartimento la responsabilità di monitorare i piani di trattamento dei pazienti inseriti nelle residenze pubbliche e private e di valutarne gli esiti
- confermare il ruolo strategico dei Servizi Territoriali di Salute Mentale come rilevatori della patologia all’insorgenza soprattutto nella fascia giovanile; come primo intervento per la presa in carico e la cura in una logica interdisciplinare e non solo sanitaria; come presidio di laboratori riabilitativi, culturali e socializzanti
- sviluppare rapporti di cooperazione con i Medici di Medicina Generale, di Medicina dello Sport e i Servizi Sociali per prevenire l’aggravamento della malattia e offrire interventi integrati tra le diverse agenzie socio-sanitarie
- ridurre il ricorso a forme di istituzionalizzazione, compresi gli inserimenti residenziali e le lungodegenze ospedaliere; obiettivi da estendere anche alle strutture private convenzionate, che possono operare utilmente in coerenza con le linee guida regionali secondo criteri di efficienza, efficacia terapeutica e pubblico controllo, evitando di diventare aree di parcheggio
- lavorare per progetti centrati sul destinatario per specifici target di popolazione, prevedendo un budget di salute
- ridisegnare i servizi basandosi sul principio di recovery, cioè puntando alle potenzialità delle persone al fine di un reinserimento sociale del malato; i servizi devono promuovere attivamente l’accesso alle opportunità di inclusione sociale in tutte le sue dimensioni e a tutti i livelli di disabilità (abitare indipendente, rete sociale, attività lavorativa)
- offrire trattamenti supportati fortemente dai risultati delle ricerche coerentemente con quanto sostenuto dal libro bianco favorendo un lavoro di equipe interdisciplinare e interistituzionale comprendendone all’interno il ruolo delle famiglie e dell’utenza
-prevenire l’insorgenza di patologie croniche (quali obesità, diabete, malattie cardiovascolari) causate dall’effetto collaterale degli psicofarmaci
Proponiamo di utilizzare veramente la salute mentale come settore sperimentale di partecipazione, innovazione, integrazione e rispetto della centralità delle persone intese come persone e non come malati. Nel piano sanitario dovrebbe essere previsto un percorso di confronto e di collaborazione tra i diversi interlocutori. Chiediamo la verifica dei programmi attuati e la valutazione dei successivi impatti.
Proponiamo un PATTO REGIONALE PER LA SALUTE MENTALE che possa dare vita alla costruzione di linee guida.
Il Presidente dell’A.L.Fa.P.P. Regionale
Paolo Pescetto